in collaborazione con Officina Sociale (Venezia)
Il film segue due giovani ragazze palestinesi nel corso di alcuni mesi della loro vita: mona dal campo di rifugiati di chatila a beirut e manar dal campo di dheisha a betlemme. Vivendo in due campi diversi - l’uno segnato dalle condizioni di estrema marginalizzazione, l’altro dall’oppressione economica e militare israeliana - le due ragazze cercano di comunicare l’una con l’altra a dispetto delle barriere che le separano. Il film descrive la loro vita e i loro sogni, attraverso le loro relazioni condotte via e-mail e culminante nel loro drammatico incontro sul confine libano-israeliano. Girato nell’intervallo di tempo tra la liberazione del sud libano dalle truppe israeliane e l’inizio della nuova intifada, il film accompagna le due ragazze nel loro straordinario viaggio ai confini dell’esilio che le separa dalla loro terra e l’una dall’altra.
Premio Excellence al Global Environmental Film Festival di Tokyo; Primo Premio al Festival Internazionale di Ismailia; Premio speciale della Giuria al Beirut International Film Festival 2001; Migliore film arabo per l'Associazione dei Critici Cinematografici Egiziani 2001; Migliore documentario per l'Associazione dei Documentaristi Egiziani 2001.
Allo scoppio della guerra civile in Libano, i facoltosi uomini d'affari di quella terra abbandonano precipitosamente tutte le loro proprietà. Restano, a Beirut, i domestici indiani e filippini "importati" negli anni precedenti. Costoro vivono nelle proprietà degli ex padroni convivendo con le mille paure della guerra in città.
Premio Unesco alla Biennale 1999 di Venezia.
Durante un furioso bombardamento aereo nella guerra Iraq Iran, il piccolo Bashù si ritrova orfano e in fuga. Salito su di un camion finisce in una lontana campagna del Nord iraniano, dove lo accoglie e sfama Nai'i, una giovane donna che si occupa del proprio pezzo di terra e di due bambini, essendo il marito partito per andare altrove in cerca di lavoro. Il ragazzino e' ancora terrorizzato e traumatizzato, soprattutto per il ricordo e la visione della madre arsa viva; egli non parla (la donna lo crede muto), i vicini lo considerano troppo scuro di pelle per essere buono e criticano Nai'i che si è messa in testa di sfamare e tenere in casa quello sconosciuto randagio, che non può che portare guai. Ma Nai'i e' una donna fiera, forte e generosa e poi, poco a poco, il piccolo ospite si fa meno selvatico e comincia ad aiutarla in casa, sul campo ed al mercato. Lei accenna al ragazzo nelle lettere che fa scrivere al marito; lo assiste quando un giorno sta male; lo ripesca nel fiume una volta che è fuggito e vi è caduto dentro e gli compra al mercato una bella camicia nuova. Ormai il ruvido Bashù si è ammansito e ha perfino fatto pace con i suoi coetanei, figli dei vicini, che lo avevano accolto con mille sberleffi. Ora per la donna Bashù è come un figlio e lo capisce il marito che torna a casa, dopo tentativi falliti e con un braccio in meno per un incidente sul lavoro.