Retrospettiva sul regista Reiner Werner Fassbinder
Emmi e Ali, ultrassessantenne lei, marocchino lui, giovane. Non c'è speranza di accettazione sociale per questa coppia così fuori dagli schemi. Come si permette Emmi, alla sua età, di farsela con uno più giovane, e per di più straniero, e come osa lui, straniero povero, avvicinarsi ad una signora tedesca! La paura mangia l’anima è un viaggio nella diffidenza, nel riconoscimento della diversità, perchè Emmi e Ali provengono dalla stessa classe sociale, ma la loro unione mette a rischio due fondamenti del vivere sociale, l'appartenenza di genere e generazionale e quella etnica. Il palesato rifiuto della società di questo amore, finisce per condizionare la vita e le scelte dei suoi protagonisti. Non più liberi di volersi bene, di scambiarsi piccole tenerezze, di gioire della compagnia l'uno dell'altra, ma cooptati nei precisi calcoli di meschini equilibri di vicinato, di parentele e conoscenze varie, nel mostrarsi padrona e schiavo. Fassbinder mostra tutti i lati del rifiuto, mettendo lo spettatore sull'avviso: i buoni sentimenti espressi in un ambiente sociale freddo e ostile sono destinati a soccombere.